FAQ test Covid-19

Gentile cliente le riportiamo le risposte alle principali domande relative ai test immunologici per l’identificazione di anticorpi IgM,IgG verso SARS-CoV-2 (CoviD19)

 

1.Che cos’è un Coronavirus?

I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus a RNA noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Con nCoV si indica un nuovo Coronavirus, cioè un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell’ uomo. 

2. Cos’è il SARS-CoV-2?

Il coronavirus che causa l’attuale epidemia è stato chiamato “Sindrome Respiratoria Acuta Grave-CoronaVirus-2”, SARS-CoV-2. 

SARS-CoV-2 (precedentemente 2019-nCoV), non è mai stato identificato prima di essere segnalato a Wuhan, in Cina, a dicembre 2019.

3. Cos’è la COVID-19?

La malattia provocata dal nuovo Coronavirus è stata denominata “COVID-19” (dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l’anno in cui si è manifestata). 

4. Come può avvenire il contagio?

La modalità di contagio accertata fino ad oggi è relativa alla trasmissione del virus attraverso le goccioline di saliva (le famose droplets) emesse da persone infette nel parlare o mediante tosse e starnuti. Secondo le disposizioni in vigore restare a casa e, in caso di uscita per necessità, l’ osservanza del distanziamento, l’ utilizzo di dispositivi di protezioni (mascherine, guanti) e lavarsi frequentemente le mani, restano la miglior difesa.

5. Quali sono i sintomi in caso di infezione da Sars-CoV-2?

I sintomi più comuni dovuti a Sars-CoV-2 sono febbre, stanchezza, tosse secca e difficoltà respiratorie. Alcuni pazienti possono presentare dolori muscolari, congestione nasale, naso che cola, mal di gola, diarrea e, alcuni casi, segnalano  perdita di olfatto e gusto. Alcune persone si infettano ma non presentano alcun sintomo (asintomatici); altre possono presentare sintomi modesti (paucisintomatici).

La maggior parte delle persone (circa l’80%) guarisce dalla malattia senza bisogno di cure speciali; il restante 20% si ammala gravemente e sviluppa difficoltà respiratorie. Le persone anziane e i soggetti con patologie pre-esistenti come ipertensione, cardiopatie, diabete, hanno maggiori probabilità di sviluppare una forma grave. 

Le persone con febbre, tosse e difficoltà respiratorie dovrebbero consultare un medico.

6. Quanto dura il periodo di incubazione per Sars-CoV-2?

Il “periodo di incubazione” indica il tempo che intercorre tra il contatto con il virus e l’esordio dei sintomi della malattia. Si stima che il periodo di incubazione per SARS-CoV-2 vada da 1 a 14 giorni, più comunemente intorno a cinque giorni. Queste stime saranno aggiornate non appena saranno disponibili ulteriori dati.

7. Le donne in gravidanza sono più suscettibili all’ infezione da SARS-CoV-2?

Non sono riportati dati scientifici sulla suscettibilità delle donne in gravidanza al virus. La gravidanza comporta cambiamenti del sistema immunitario che possono aumentare il rischio di contrarre infezioni respiratorie virali. Resta consigliato, anche per le donne in gravidanza, di intraprendere le normali azioni preventive per ridurre il rischio di infezione, come lavarsi spesso le mani ed evitare contatti con persone malate.

8. Le donne in gravidanza con SARS-CoV-2 possono trasmettere il virus al feto o neonato?

Dai dati presenti in letteratura, limitati, non sono stati riportati casi di trasmissione dell’infezione da altri coronavirus (MERS-CoV e SARS-CoV) da madre a figlio. I dati recenti riguardo ai bambini nati da madri con SARS-CoV-2 non indicano alcun passaggio in utero. Nei precedenti casi studiati a livello internazionale il contagio è sempre avvenuto attraverso lo stretto contatto con la madre nelle prime ore di vita e non in utero. Inoltre, fino ad oggi, il SARS-CoV-2 non è stato rilevato nel liquido amniotico o nel cordone ombelicale.

9. Cosa sono i test sierologici?

I test sierologici valutano la presenza, e quindi lo sviluppo da parte del nostro sistema immunitario, di anticorpi prodotti in risposta alla presenza del virus nell’ organismo, fornendo un’indicazione della storia temporale della malattia. Essi permettono di individuare le persone entrate in contatto col virus in maniera silente che potrebbero aver sviluppato la malattia con sintomi blandi o addirittura assenti.

10. Esistono più tipologie di test sierologici?

I test sierologici sono essenzialmente di due tipi: quelli qualitativi (o rapidi) e quelli quantitativi. I primi, grazie ad una goccia di sangue, stabiliscono se la persona ha prodotto anticorpi, quindi è entrata in contatto con il virus; i secondi, per i quali occorre un prelievo di sangue, dosano in maniera specifica la quantità di anticorpi prodotti. Entrambi i tipi di test sierologici vanno alla ricerca degli anticorpi (immunoglobuline) IgM e IgG. In caso di infezione, le IgM vengono prodotte per prime; con il tempo il loro livello cala per lasciare spazio alla produzione di IgG. Quando nel sangue vengono rilevate le IgG significa che l’infezione si è verificata già da diverse settimane, anche se ancora non si conoscono i tempi precisi. 

La Comunità scientifica sta cercando di capire se la presenza di IgG renda immuni ad un eventuale secondo contatto col virus. Tale informazione sarà di notevole importanza anche dal punto di vista epidemiologico per mappare lo stato di immunizzazione della popolazione. 

11. Che differenza c’è tra i test sierologici qualitativi e quantitativi?

I test qualitativi o rapidi si basano sulla tecnica di immunocromatografia e danno una risposta, positiva o negativa, in tempi molto brevi, solitamente entro 15 minuti, senza dare alcuna informazione sulla quantità di anticorpi prodotta. Questo tipo di test consiste essenzialmente in una tavoletta di nitrocellulosa su cui la presenza di anticorpi viene rivelata dalla comparsa di una barretta colorata. Sono semplici ed economici; hanno, però, bassa affidabilità in termini di specificità e sensibilità. 

I test quantitativi, invece, permettono di conoscere la quantità di anticorpi prodotta da un individuo; con questi test è possibile seguire la variazione della produzione anticorpale effettuando prelievi nel tempo. 

Attualmente le metodiche validate per la ricerca quantitativa degli anticorpi diretti verso SARS-CoV-2 sono la chemiluminescenza (CLIA) e la metodica ELISA. 

Sia CLIA che ELISA sono metodi affidabili e automatizzabili, permettendo quindi di eseguire moltissimi test nel corso di una giornata grazie a velocità di esecuzione e alla possibilità di essere utilizzati su ampia scala nei vari laboratori di analisi di tutta Italia.

Già numerose sono le aziende che offrono kit diagnostici di tipologie diverse e con costi differenti. Molte hanno già il marchio di garanzia “CE” e non necessitano di sperimentazione ma solo di validazione e messa a punto nel laboratorio della propria struttura. 

Entrambi i metodi di riferimento, seppur presentando caratteristiche e prestazioni diverse, sono importanti ai fini epidemiologici perché entrambi riconoscono gli anticorpi e possono indicare se l’infezione c’è stata e stabilire, quindi, se il contagio è avvenuto.

12. Per essere attendibili, i test sierologici quali autorizzazioni devono ottenere?

Le certificazioni da ottemperare sono: il marchio CE e l’autorizzazione all’uso di emergenza (EUA) della Food and Drug Administration (FDA). 

13. Qual è la differenza tra il tampone naso-faringeo e i test sierologici?

Il tampone rileva direttamente la presenza del virus nell’ospite, mentre i test sierologici mettono in evidenza la risposta del sistema immunitario all’infezione. Inoltre, la rilevazione degli anticorpi non permette di stabilire se il virus, in particolare il SARS CoV-2, è ancora in fase di crescita (fase replicativa): un risultato negativo, quindi, non esclude la possibilità di infezione in atto in fase precoce. La diretta conseguenza sarebbe il rischio di contagio causato dall’ individuo. Inoltre, per ragioni di possibile cross-reattività con altri patogeni affini, per esempio altri coronavirus umani, il rilevamento degli anticorpi potrebbe non essere specifico della infezione da SARS-CoV2. Ciò significa che i test sierologici potrebbero rilevare anticorpi precedentemente generati contro virus della stessa famiglia, generando “falsi positivi”. 

I test sierologici, è importante sottolineare, non rivelano la contagiosità dell’ individuo. 

14. I test sierologici (qualitativi o quantitativi) servono attualmente a fare diagnosi di SARS-CoV-2?

Allo stato attuale, l’OMS   ritiene che l’approccio diagnostico standard debba rimanere quello basato sulla ricerca dell’ RNA virale con tampone rino-faringeo.

  I test  sierologici sono di rilevanza nel processo di valutazione epidemiologica   per descrivere lo stato attuale di immunizzazione della popolazione. E quindi rappresentare un utile strumento per  rendere  più sicura la delicata fase di ritorno alla “normalità”.

Non possono invece essere considerati diagnostici in quanto  sicuramente non sarebbero individuabili i casi di infezione da meno di 5-10 giorni (tempo necessario  affinche’ si osservi un aumento di anticorpi IgM). Nelle prossime    settimane, gli organi scientifici preposti  valuteranno se gli anticorpi IgM possono rappresentare un aiuto alla diagnosi, soprattutto nei casi di soggetti asintomatici o pauci-sintomatici. Non sostituiscono pertanto i test molecolari, ma sono ad essi complementari.  

15. Cosa significa se effettuo un test sierologico ed ho gli anticorpi positivi? Sono protetto da eventuale re-infezione?

Purtroppo ancora non si ha una risposta su quanto possa durare l’immunità per chi è venuto a contatto col virus. Non è ancora noto se le persone infette e guarite da infezione dovuta a SARS-CoV-2 saranno protette, in tutto o in parte, da future infezioni, né è noto quanto possa durare l’immunità protettiva. 

I test sierologici validati saranno, per questo motivo, preziosi principalmente a fini epidemiologici: consentiranno di capire quale parte della popolazione ha sviluppato un’immunità contro il coronavirus. Sono, confermiamo ,   inutili per far diagnosi di infezione in atto perché, nel “periodo finestra”, cioè il periodo in cui il paziente non ha ancora cominciato a fabbricare anticorpi, possono dare un falso negativo, permettendo la diffusione del virus. Lo ha ribadito anche il Ministero della Salute in una circolare del 3 aprile: i test sierologici sono “molto importanti nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale. Diversamente, come attualmente anche l’OMS raccomanda, per il loro uso nell’attività diagnostica d’infezione in atto da SARS-CoV-2, necessitano di ulteriori evidenze sulle loro performance”.

16. Sentiamo parlare spesso di IgG e IgM ma cosa sono le IgA?

Le IgA, gli anticorpi cosiddetti ‘secretori’ si trovano tipicamente sulle mucose, come quelle respiratorie. Sono immunoglobuline molto importanti perché sono le più efficaci nel difenderci da infezioni respiratorie ma   si attendono maggiori evidenze scientifiche sull’utilita’ del loro dosaggio nel sangue in corso di infezione  da COVID19  

17. Tutti i soggetti producono la stessa risposta anticorpale?

No. La risposta anticorpale è “soggetto-specifica”, non tutti i soggetti hanno la stessa risposta. Soggetti con un sistema anticorpale particolarmente efficiente hanno in genere una risposta molto brillante e, come avviene per tutte le infezioni, possono non avere sintomatologia. Soggetti immunodepressi, invece, hanno una risposta più tardiva o addirittura assente. 

18. Il test va ripetuto?

Su giudizio del medico curante il test può essere ripetuto, allorché rimanessero dei dubbi sulla sua interpretazione o nella sua valutazione della risposta anticorpale del soggetto. Si consiglia, comunque, di ripeterlo a distanza di 15 giorni se si ritiene di poter essere stati esposti all’infezione in tale periodo.

19. Quali sono i requisiti analitici e diagnostici dei test sierologici che offriamo?

I test, con metodica ELISA, che offriamo alla nostra Clientela rispondono ai seguenti requisiti, come richiesto dal marchio CE:

  • Sensibilità diagnostica ossia la capacità di identificare correttamente i pazienti ammalati   
  • Specificità diagnostica ossia  la capacità di identificare correttamente gli individui sani    
  • Affidabilità: capacità del test di offrire sempre lo stesso risultato in caso di misurazioni ripetute dello stesso campione; per essere affidabile, un test sierologico deve avere una sensibilità  superiore al 90%  limitando il rischio di falsi positivi e una specificita’ superiore al 95% 

 Accuratezza: è il più alto grado di concordanza tra il valore ottenuto e il valore vero;

Precisiamo che nessun test analitico può avere una sensibilità e specificità del 100%.

Limiti della metodica

Abbiamo già accennato alla possibile cross-reattività delle immunoglobuline con altri patogeni affini e quindi alla possibilità che gli anticorpi rilevati non siano quelli specifici per l’ infezione da SARS-CoV-2.

Il limite di tutte le metodiche, a livello mondiale, rispetto alla conoscenza del nuovo virus è, infatti, quello di “creare” kit diagnostici che riconoscano solamente anticorpi verso SARS-CoV-2 e creare meno legami aspecifici possibili; va limitata la cross-reattività, verso anticorpi diversi da quelli ricercati. 

20. Cosa significa un risultato falso positivo o falso negativo

Risultato falso-positivo:  la  persona che riceve  il test crede di aver contratto  Covid-19 e invece non è così! Può ancora ammalarsi o addirittura essersi appena ammalato, quindi essere contagioso e non saperlo. Una situazione piuttosto rischiosa.

Risultato falso negativo: la persona  potrebbe essere ancora nella fase iniziale della malattia, (periodo finestra) e  quindi  contagioso. 

Per la diffusione del contagio è rischioso sia un falso negativo che un falso positivo.

Interpretazione dei risultati

21. E’ possibile eseguire anche il tampone presso le vostre sedi?


La BIOS è dotata di strumenti ad alta tecnologia e di moderni laboratori di biologia molecolare e sarebbe possibile effettuare il test; tuttavia, nessuna struttura privata è attualmente in possesso dell’ autorizzazione, da parte della Regione Lazio, necessaria per effettuarli.